In un crocevia tra presente, passato e futuro, Italian Dreamtime vuole costruire un ritratto degli emigrati italiani di ieri e di oggi, per scoprire se l’Australia è davvero la nuova terra promessa. Un viaggio-documentario fatto di storie, interviste, scatti fotografici e incontri fortuiti, che è possibile seguire ogni giorno sulla pagina Facebook, su Twitter, Instagram e sul sito del progetto.
Le storie più significative diventeranno poi una video-serie ad episodi, pubblicati su YouTube a partire da giugno
Negli anni ’50 e ’60 si è assistito alla più grande emigrazione di italiani in Australia (ricordate Alberto Sordi in Bello, onesto., emigrato in Australia...) ed oggi, mezzo secolo dopo, il fenomeno si sta ripetendo: migliaia di giovani lasciano il Bel Paese per trasferirsi Down Under ogni anno. Quali sono le ragioni che spingono questi ragazzi a lasciare l'Italia per cercare un futuro agli antipodi? Quel sogno chiamato Australia è oggi lo stesso di 50 anni fa? Ci sono le stesse ambizioni e possibilità di successo nelle storie delle nuove generazioni?
Dal desiderio di trovare una risposta a queste domande è nato Italian Dreamtime - Sognando l’Australia, un viaggio-documentario tra gli italiani e italo-australiani che vivono dall’altra parte del mondo e che - ognuno a proprio modo - hanno contribuito e contribuiscono a creare quello che oggi è il Made in Italy in Australia: imprenditori, cuochi, calciatori, stilisti, designer, ristoratori - tutti partiti alla ricerca di un futuro migliore inseguendo un sogno.
Dreamtime, nella mitologia aborigena australiana, è il tempo dei sogni e per questi quattro ragazzi il sogno è appena iniziato. Dopo aver contattato ambasciate, enti del turismo, tour operator e dopo aver trovato il sostegno di aziende importanti e persone, Denis Strickner (Bolzano), Emiliano Bechi Gabrielli (Terni), Renato La Monica (Napoli) e Oriana Pagano (Trento) e Francesca Novali (Trento) sono partiti alla volta dell’Australia per cercare l’Italia dall’altra parte del mondo.
(immagine in alto Mirko Gozzo/Emilino Bechi)